Codice della Pubblica Amministrazione
Dal primo gennaio 2006 è
entrato in vigore il Codice dell'Amministrazione Digitale
(www.padigitale.it). Un documento che si porta dietro un bel
proposito di 'libertà': liberare gli italiani da molti ed
anacronistici obblighi e adempimenti verso le pubbliche
amministrazioni e liberare nuove risorse della PA attraverso una
massiccia digitalizzazione. Tutto questo per eliminare sprechi,
restituire maggior valore ai contribuenti, come pure di essere
alla base di nuovi e più moderni modelli organizzativi, rendendo
più produttivo ed efficace il lavoro pubblico.
Un vero e proprio "Codice della strada digitale", quindi, visto
che anche l'autostrada, quel Sistema Pubblico di Connettività
(SPC) che collega gli uffici pubblici delle amministrazioni
centrali e locali, comincia a diramarsi con successo verso
l'esterno, dove sono già 500 le sedi (tra Ambasciate, Consolati,
Istituti di cultura, Camere di commercio e sedi ICE) ad essere
state raggiunte dall'infrastruttura.
Il complesso di norme e regolamenti del Codice è stato
predisposto dal Ministero dell'Innovazione e delle Tecnologie,
ed è finalizzato a garantire un utilizzo sempre più diffuso e
integrato delle nuove tecnologie all'interno delle PA e per la
gestione delle relazioni degli uffici pubblici con i cittadini e
le imprese. Presto elencati gli obiettivi: graduale azzeramento
dei certificati, sostituzione della corrispondenza cartacea con
quella elettronica, digitalizzazione degli archivi, promozione
delle Conferenze dei Servizi on line e del riuso software, e
potenziamento degli Sportelli Unici per le Imprese.
È stato detto che la diffusione delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione è fortemente
condizionata dalle regole che ne definiscono la cornice
normativa. Innovazione e normativa sono legate da un rapporto di
reciproca influenza molto articolato e se i due aspetti non
procedono di pari passo, la normativa rischia di diventare un
ostacolo invece che una risorsa per promuovere e incoraggiare il
cambiamento. Parole sacrosante. È anche vero però che le norme
non bastano. Bellissimi i propositi e ambiziosi gli obiettivi ma
sappiamo quanto l'Italia sia spesso restia o semplicemente lenta
nel mettere in pratica le leggi. Vi sono ancora dipendenti
pubblici che non usano regolarmente la posta elettronica e
moltissimi altri intoppi burocratici si riscontrano nella vita
quotidiana di cittadini che necessitano di rapportarsi con gli
uffici pubblici.
Due anni di lavoro ci sono voluti per mettere a punto questo
documento nato davvero per rendere l'operato delle
amministrazioni sempre più "immateriale" e snello, più efficace
e più efficiente, con una drastica riduzione dei costi. Così
come ulteriori abbattimenti delle spese dovrebbero derivare dal
sistematico utilizzo della posta elettronica all'interno degli
uffici pubblici grazie alla creazione della Posta Elettronica
Certificata (PEC). Ora però vedremo quanti anni ci vorranno per
una diffusione davvero capillare della normativa, non limitata -
come spesso accade in questo settore - a poche aree di
eccellenza.
dalla La redazione del sito
www.comunicatoripubblici.it del 13/01/2006