Legge privacy 675 analisi dei rischi E' arrivato il cyberpizzo: "Pagate, vi proteggeremo"

 

 

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E' arrivato il cyberpizzo: "Pagate, vi proteggeremo"

di GIANCARLO MOLA dal quotidiano "La Repubblica"

Le grandi mafie mondiali hanno capito che le nuove tecnologie possono essere sfruttate per guadagni illeciti, e si stanno lanciando sul questo nuovo affare. I criminali informatici prima danneggiano i siti poi chiedono soldi per evitare altri attacchi.

Attaccano i siti Internet, poi si offrono di garantirne la sicurezza. A pagamento, ovviamente. 

La notizia è nuova, ma il metodo è vecchio: i criminali informatici hanno infatti riscoperto e aggiornato l'antica pratica del racket delle estorsioni. E si stanno attrezzando in tutto il mondo supportati anche dalla mafia internazionale per organizzare un business che potrebbe essere miliardario. 

A lanciare l'allarme è Umberto Rapetto, colonnello della Guardia di finanza e comandante del Gruppo anticrimine tecnologico, il nucleo in prima linea contro i reati telematici.

"Nelle ultime tre settimane abbiamo assistito a una imponente escalation di assalti partiti dalla Rete", spiega Rapetto. "Nel solo mese di febbraio le nostre attrezzature hanno rilevato 825 violazioni di siti web in tutto il mondo Italia compresa. Ma la grande novità è che in moltissimi casi le incursioni sono accompagnate da più o meno velate richieste di denaro". 

Ai proprietari dei siti violati arrivano infatti messaggi di posta elettronica, nei quali si vede una riproduzione della pagina "alterata" dai pirati. "Ecco cosa è successo. Se per il futuro volete evitarlo, contattatecia", si legge nel testo dell'email.

Da dove arrivano le richieste di "cyberpizzo"? 

In alcuni casi da gruppi di hacker che fanno il monitoraggio degli attacchi, e che contattano le vittime offrendo il proprio aiuto: i più noti sono gli americani di Attrition.org, che hanno sede a Phoenix in Arizona. Ma sempre più spesso sono gli stessi autori dell'assalto a farsi vivi. È accaduto ai brasiliani Silverlords, che hanno colpito 346 volte da aprile a oggi. "L'America centrale aggiunge ancora Rapetto è diventata la patria dei nuovi pirati informatici. E non è un caso: sappiamo benissimo che i narcotrafficanti colombiani, per esempio, controllano le loro piantagioni con sofisticatissimi impianti satellitari. Le grandi mafie mondiali hanno capito che le nuove tecnologie possono essere sfruttate per guadagni illeciti, e si stanno lanciando sul questo nuovo affare". Ma pericoli arrivano anche dal mondo islamico. Tra i gruppi più attivi ci sono i pakistani di Gforce (204 assalti negli ultimi dieci mesi), che nelle settimane passate si erano distinti per la guerriglia telematica a Israele. Della "pista islamica" si sta occupando anche la Cia, che nei giorni scorsi ha scoperto che i terroristi di Osama Bin Laden comunicano tra di loro soprattutto grazie alla Rete.

 
  di GIANCARLO MOLA da "La Repubblica" del 20 Febbraio 2000