E'
arrivato il cyberpizzo: "Pagate, vi proteggeremo"
di GIANCARLO MOLA dal
quotidiano "La Repubblica"
Le grandi mafie mondiali hanno
capito che le nuove tecnologie possono essere sfruttate per guadagni
illeciti, e si stanno lanciando sul questo nuovo affare. I criminali
informatici prima danneggiano i siti poi chiedono soldi per evitare
altri attacchi.
Attaccano i siti Internet, poi
si offrono di garantirne la sicurezza. A pagamento, ovviamente.
La notizia è nuova, ma il
metodo è vecchio: i criminali informatici hanno infatti riscoperto e
aggiornato l'antica pratica del racket delle estorsioni. E si stanno
attrezzando in tutto il mondo supportati anche dalla mafia
internazionale per organizzare un business che potrebbe essere
miliardario.
A lanciare l'allarme è Umberto
Rapetto, colonnello della Guardia di finanza e comandante del Gruppo
anticrimine tecnologico, il nucleo in prima linea contro i reati
telematici.
"Nelle ultime tre settimane abbiamo assistito a una imponente escalation
di assalti partiti dalla Rete", spiega Rapetto. "Nel solo mese di
febbraio le nostre attrezzature hanno rilevato 825 violazioni di siti
web in tutto il mondo Italia compresa. Ma la grande novità è che in
moltissimi casi le incursioni sono accompagnate da più o meno velate
richieste di denaro".
Ai proprietari dei siti
violati arrivano infatti messaggi di posta elettronica, nei quali si
vede una riproduzione della pagina "alterata" dai pirati. "Ecco cosa è
successo. Se per il futuro volete evitarlo, contattatecia", si legge nel
testo dell'email.
Da dove arrivano le richieste di "cyberpizzo"?
In alcuni casi da gruppi di
hacker che fanno il monitoraggio degli attacchi, e che contattano le
vittime offrendo il proprio aiuto: i più noti sono gli americani di
Attrition.org, che hanno sede a Phoenix in Arizona. Ma sempre più spesso
sono gli stessi autori dell'assalto a farsi vivi. È accaduto ai
brasiliani Silverlords, che hanno colpito 346 volte da aprile a oggi.
"L'America centrale aggiunge ancora Rapetto è diventata la patria dei
nuovi pirati informatici. E non è un caso: sappiamo benissimo che i
narcotrafficanti colombiani, per esempio, controllano le loro
piantagioni con sofisticatissimi impianti satellitari. Le grandi mafie
mondiali hanno capito che le nuove tecnologie possono essere sfruttate
per guadagni illeciti, e si stanno lanciando sul questo nuovo affare".
Ma pericoli arrivano anche dal mondo islamico. Tra i gruppi più attivi
ci sono i pakistani di Gforce (204 assalti negli ultimi dieci mesi), che
nelle settimane passate si erano distinti per la guerriglia telematica a
Israele. Della "pista islamica" si sta occupando anche la Cia, che nei
giorni scorsi ha scoperto che i terroristi di Osama Bin Laden comunicano
tra di loro soprattutto grazie alla Rete.
di GIANCARLO MOLA da "La
Repubblica" del 20 Febbraio 2000