LE
DICHIARAZIONI DEI MEMBRI DELL’AUTORITA’ GARANTE SULLA
PRIVACY
DOPO L’ATTACCO NEGLI STATI UNITI
Il
Presidente dell’Autorità Garante, Stefano Rodotà ha dichiarato:
"La
privacy non è nemica della sicurezza. Anzi può essere uno strumento di
tutela per rendere meno facile il lavoro di chi vuole organizzare azioni
terroristiche"
L'invito
é a mettere da parte l’equazione "meno privacy, più sicurezza".
"L’autentica
privacy - ha ricordato Rodotà - è anche un diritto fondamentale delle
persone. La democrazia deve essere fermissima, è un regime
all’interno del quale i diritti fondamentali devono essere tutelati. E
i diritti fondamentali possono essere in equilibrio con le esigenze di
sicurezza. Tanto più che la legge sulla privacy non prevede
un’impermeabilità dei dati quando sono in ballo indagini di polizia o
attività dei servizi di sicurezza".
Le
esigenze di lotta al terrorismo - ha sottolineato Rodotà - richiedono
ancora maggiori garanzie. Se si fa scendere il grado di tutela della
privacy "potremmo creare condizioni più favorevoli all’azione
dei terroristi". Un esempio è dato dalla grande facilità con cui
si accede alle liste dei passeggeri sugli aerei. E possono essere
violate le grandi banche dati di traffico telefonico gestite da privati.
Quelle che servono - avverte Rodotà - sono quindi "raccolte di
dati mirate", professionalità di intelligence "adeguate",
non schedature di massa. Lo dimostrano i risultati di Echelon che
"in questo caso si è rivelato di nessun aiuto". Mettendo in
guardia dagli eccessi di ottimismo tecnologico, Rodotà afferma che
l’attacco "ha dimostrato che l’uso delle tecnologie non può
andare a scapito delle professionalità specifiche, non vanno
sottovalutati gli strumenti tradizionali di intelligence".
Quanto
è accaduto negli Usa comporta molti problemi e la situazione - ammette
il Presidente dell’Autorità - è "sicuramente molto complessa".
Ma ciò che va evitato è "rimanere prigionieri dell’irrazionalità".
"Se si individuano ragioni effettive di tutela della privacy ed
altrettanto effettive esigenze di sicurezza è possibile trovare punti
di equilibrio. Ma non si può fare la guerra alla privacy indicandola
come ostacolo".
"L’opinione
espressa da alcuni che, dopo l’attacco terroristico negli Usa, la
tutela della privacy possa essere di ostacolo a quella della sicurezza
è comprensibile ma non ha fondamento nella legge vigente". Lo ha
dichiarato Giuseppe Santaniello all’Ansa-Bloomberg. Il Vicepresidente
dell’Autorità Garante ha innanzitutto ricordato che la legge italiana
sulla protezione dei dati personali ha provveduto "a bilanciare i
due valori della riservatezza e della sicurezza" e la stessa
raccomandazione del Parlamento europeo del 6 settembre, che traccia le
linee guida per la lotta ai crimini contro la sicurezza interna ed
esterna degli Stati, afferma che anche in presenza di tali attività
criminose, il diritto alla protezione dei dati personali va garantito,
"per cui ogni eccezione ai principi della riservatezza richiede una
base giuridica". "La tutela della riservatezza - ha avvertito
Santaniello - non deve esser vista in contrapposizione con le misure di
sicurezza né può essere considerata un ostacolo per queste ultime".
Quali che possano essere le determinazioni del Parlamento e del Governo
italiano nella materia considerata, è necessario precisare - ha
affermato Santaniello - che "la privacy è una categoria amplissima
che comprende una pluralità sterminata di settori, ognuno dei quali ha
in effetti una specifica disciplina. Le regole della riservatezza si
differenziano, ad esempio, a seconda che si tratti di attività
giornalistica e di informazione, o di dati sanitari, o di rapporti di
lavoro, o dei settori bancari, finanziari, assicurativi, o della ricerca
scientifica, o dei dati genetici. La maggior parte dei settori di
privacy, dunque, è "per loro essenza completamente al di fuori del
dilemma ‘privacy o sicurezza ’. Quest’ultimo valore, in realtà,
riguarda soprattutto, come emerge dai recenti interventi del Senato
americano, quello delle comunicazioni on line o anche la corrispondenza
epistolare. Solo per una limitata fascia della privacy si pone quindi la
questione di introdurre misure di emergenza parzialmente modificative
della tutela attuale della privacy".
"Il
principio di responsabilità nella comunicazione unito a quello della
autenticità, è inderogabile comunque, anche al di là del possibile
uso criminale". E’ quanto ha dichiarato Gaetano Rasi, componente
dell’Autorità Garante, intervistato dal "Secolo d’Italia"
sulla questione del possibile conflitto, dopo l’attacco terroristico
negli Usa, tra le esigenze di sicurezza della società e le garanzie di
riservatezza dell’individuo.
L’Autorità
Garante - ha ricordato Rasi - proprio nella relazione annuale presentata
lo scorso luglio alla presenza del Capo dello Stato ha infatti
sottolineato coma sia cresciuto il già enorme numero di messaggi
indifferenziati che arrivano agli utenti della rete. "Ciò renderà
necessario quanto prima operare selezioni e individuazioni, pena
l’inutilizzabilità del sistema stesso per usi leciti, e invece la sua
alta efficienza per fini illeciti, tramite messaggi criptati."
Riguardo
ai possibili effetti che gli attentati negli Usa potrebbero determinare
sui diritti di privacy, il componente dell’Autorità ha affermato che
"il Garante italiano ha ben presente questa problematica, e tra la
tutela dell’autentica riservatezza e l’autentica prevenzione ai fini
di sicurezza non vi deve essere alcun conflitto, malgrado possibili
perplessità". Rasi ha ricordato a questo proposito come già in
agosto il Garante "ha chiesto al Capo della polizia precisazioni su
quanto ha dichiarato in Parlamento e cioè che alcune polizie europee si
sono trincerate dietro le norme sulla tutela dei dati personali per non
trasmettere alla polizia italiana notizie relative all’ingresso in
Italia di elementi sospetti per partecipare alle manifestazioni anti
G-8". Secondo Rasi "appare chiaro che il Garante si opporrà
energicamente a che un malinteso diritto alla tutela della riservatezza
costituisca un pretesto per la non collaborazione internazionale nel
settore delle misure cautelari per la sicurezza".
(newsletter
del Garante di settembre 2001, www.garanteprivacy.it)
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