Legge privacy 675 analisi dei rischi             Legge privacy e biometria

©CONSULENTIPRIVACY.IT

 

 

Home - Consulenti Privacy

 

:. CHI SIAMO - CONTATTI

:. SCRIVICI

 

SERVIZI CONSULENZA

:. DOCUMENTO PROGRAMMATICO

:. VERIFICHE GRATUITE 

:. FORMAZIONE PRIVACY

:. NOTIFICAZIONE AL GARANTE

 

SEZIONE INFORMATIVA

:. PRIVACY IN PILLOLE

:. SANZIONI

:. CHI DEVE ADEGUARSI?

:. CONTROLLA ADEMPIMENTI

:. CODICE PRIVACY E NORMATIVA

:. PRIVATI E DIRITTO ALLA PRIVACY

:. SEMPLIFICAZIONI PRIVACY

 

  ARTICOLI PRIVACY

 

NORMATIVE ATTINENTI

:. TESTO UNICO BANCARIO

:. TESTO UNICO SULLA SICUREZZA

 

FAQ - SITI UTILI - ARCHIVIO

:. Tribunali italiani

:. Policy privacy

 

 

 

PRIVACY E BIOMETRIA

L'iride. Il Dna. La voce. L'ovale del viso. I nuovi sistemi di individuazione digitale sono già arrivati. In gran segreto. Anche nelle strade italiane

Articolo di Francesca Tarissi su "L'Espresso" on line del 16/06/2003


Aeroporto di Tokyo, anno 2010. In mezzo alla folla, un bambino indica incuriosito la pistola di un agente. L'uomo in divisa la sgancia dalla cintura e gliela porge. Un incosciente? No. L'arma nelle mani del ragazzino non spara, non scatta, semplicemente non funziona se non viene impugnata dal poliziotto a cui è assegnata. Il dispositivo interno non riconosce le impronte digitali del piccolo.

Poco più in là, un fiume di gente si avvia verso le porte automatiche a raggi infrarossi. Una microcamera scatta una foto digitale a tutti quelli che passano. L'immagine del volto, scansita tridimensionalmente, viene ridotta ad una sequenza di punti e distanze, inviata al computer centrale e quindi confrontata con le migliaia conservate nel database della sicurezza. Se coincide con la cartografia facciale di un ricercato, ecco che scatta il fermo. Intanto sulla pista un pilota si accinge ad entrare nella carlinga dell'aereo. Prima, però, deve passare il controllo di massima sicurezza: poggia il polso sul sensore di silicio allo stato solido e il suo Dna di scarto viene riconosciuto. È proprio lui, può accedere al posto di pilotaggio.

È il futuro prossimo delle tecnologie biometriche di riconoscimento individuale, che hanno subito una forte accelerazione nell'ultimo anno, diventando un business sempre più cospicuo e richiesto a mano a mano che nel mondo crescevano le tensioni internazionali e le minacce del terrorismo. L'International Biometric Group ha quantificato il giro d'affari di questo mercato ipertecnologico in circa 4 miliardi di dollari, con una crescita annua del 50 per cento da oggi ai prossimi tre anni. «Le entrate dovute alla diffusione delle applicazioni biometriche saliranno del 34 per cento nel Nord America, del 23 nell'area asiatica e del 13 in Europa», spiega Trevor W. Prout, direttore marketing dell'Ibg, «e questi dati aiutano a capire perché la maggior parte delle 250 aziende che in tutto il mondo si occupano di biometria risieda proprio negli Stati Uniti».

Molti nomi ma nessun leader indiscusso del campo, le aziende biometriche tendono piuttosto a primeggiare nel loro segmento di settore con competenze specifiche. «In effetti», prosegue Prout, «ci sono molte società che si occupano della scansione dell'impronta digitale, come la Identix, Bioscrypt o DigitalPersona; una sola azienda chiave per la scansione dell'iride, la Iridian, un'altra per la geometria della mano, la Recognition Systems. Per il riconoscimento facciale le maggiori sono ancora la Identix, Imagis, e Visage, mentre tra quelle per il riconoscimento facciale tridimensionale la 3DBiometrics, A4Vision e Neurodynamics».

La biometria si basa sul fatto che ogni persona è un individuo unico e quindi riconoscibile. Mani, dita, viso, voce, odore, sudorazione, iride, gestualità, la coda del Dna e persino la mappa delle vene sono inequivocabili indicatori della nostra identità che ancora oggi, nella maggior parte dei casi, viene individuata con la classica fotografia. Ma al posto di questo obsoleto strumento sono già in uso il "face recognition", il riconoscimento facciale, e l'"iris recognition" l'identificazione dell'iride, metodi entrambi già applicati, spesso in modo riservato, al di qua e di là dell'Oceano. All'aeroporto JFK di New York, ad esempio, una porta del Terminal 4 degli arrivi internazionali è vigilata mediante il riconoscimento dell'iride del personale in transito.

Se il sistema, sviluppato dalla Iridian non riconosce l'impiegato, scatta il blocco di sicurezza e la porta non si apre. Gli aeroporti di Toronto e Vancouver hanno messo in funzione in questi giorni Canpass-Air, un'altra tecnologia per il controllo dell'iride dei passeggeri in transito. Ancora sistemi basati sull'iris-scan ad opera della Iridian sono presenti all'aeroporto olandese di Schiphol e in quello giapponese di Narita. Ma anche in Italia face recognition esiste già: la società fiorentina Red Duck, ad esempio, ha già sviluppato per una questura su cui l'azienda mantiene il segreto, un database con le foto di oltre 950 pregiudicati e ha posizionato 18 webcam in altrettanti punti strategici di una città (anch'essa ignota) della penisola. Il meccanismo è semplice: le camere trasmettono le immagini incrociate dei passanti 24 ore su 24 e quando il sistema rileva una corrispondenza del 90 per cento con uno dei volti archiviati, invia un Sms di allerta alla questura con indicata la zona della segnalazione. In tal modo il sospettato può essere rintracciato e fermato.

Tecnicamente il face recognition funziona grazie a un computer che analizza in pochi secondi i dati del volto (la distanza degli occhi, l'altezza degli zigomi, la posizione di naso e bocca ecc.) e ne desume una sorta di cartografia facciale che viene confrontata con quelle ritenute nei database della polizia. L'iris recognition, invece, è un'immagine in bianco e nero della zona che circonda la pupilla. Attraverso questa immagine si ricavano circa 247 punti che costituiscono i dati univoci sulla base dei quali viene prodotto un codice digitale, lo stesso che sarà poi confrontato con migliaia di altri per ottenere l'identificazione del soggetto.

Grazie allo sviluppo di tecnologie ottiche, software e processori sempre più potenti e precisi, il face recognition punta all'azzeramento dei cosiddetti Frr (False Rejection Rate - Percentuale di falsi rifiuti) e Far (False Acceptance Rate - Percentuale di false autenticazioni), ossia delle variabili di errore. Al Massachusetts Institute of Technology, presso il Media Laboratory, hanno già raggiunto una percentuale di corrispondenza del 92 per cento.

Il face e l'iris recognition sono destinati a entrare nella quotidianità e se domani li troveremo nella hall degli alberghi, di fronte agli stadi, già oggi sono utilizzati in diverse circostanze, con un occhio particolare ai rischi di terrorismo: le Nazioni Unite, ad esempio, hanno installato sistemi di questo tipo alla frontiere tra Pakistan e Afghanistan per il riconoscimento dei rifugiati a Peshawar; ma ci sono già anche all'aeroporto King Abdul Aziz in Arabia Saudita, durante il periodo del pellegrinaggio alla Mecca, per l'identificazione dei fedeli; o agli ingressi del Pentagono per il riconoscimento del personale. Anche nel carcere della Contea di Lancaster in Pennsylvania vengono identificate così le guardie carcerarie: nessun estraneo può entrare o uscire se non viene riconosciuto dal computer. E le prospettive sono quelle di un ampio uso della biometria anche nella società civile (all'ingresso di supermarket o posti affollati in paesi a rischio, come Israele) se non addirittura nei luoghi di divertimento (in alcuni casinò di Las Vegas i sistemi di face recognition sono stati istallati come difesa dai bari di professione).

Un altro campo di sviluppo promettente della biometria riguarda le "vecchie" impronte digitali. La mappa del polpastrello, infatti, sarà archiviata elettronicamente e ci metterà in condizione di svolgere infinite attività solo posando un dito su un lettore ottico: potremo fare acquisti utilizzando l'indice al posto della carta di credito, accedere a locali riservati, azionare qualsiasi meccanismo, dal cellulare all'automobile, dal computer alla macchina fotografica digitale, escludendo, o riducendo drasticamente, il rischio di furto.

Così le nostre impronte saranno (e in molti casi già sono) memorizzate ovunque: all'ingresso dell'azienda per cui lavoriamo, nella portineria del nostro palazzo, nelle serrature delle porte o nella tastiera del pc, al posto della password. Attualmente i dipartimenti statunitensi della Difesa e del Tesoro, 170 scuole di Stoccolma, il ministero della Giustizia tedesco, la Gwk Banking&Tourist Services, la Banca del Lussemburgo e l'Agenzia del governo Usa stanno sperimentando l'accesso controllato mediante la lettura delle dita con i dispositivi forniti dall'azienda svedese Precise Biometrics.

Si spiega facilmente, quindi, come il settore delle impronte digitali assorba oggi oltre metà (il 52,1 per cento) degli investimenti nel campo biometrico e in futuro si preveda una netta implementazione dell'uso di Smart Card a sostituzione dei codici Pin, a volte difficili da memorizzare e comunque meno sicuri.

Le maggiori contestazioni alla biometria riguardano naturalmente le questioni legate alla violazione della privacy, principale motivazione della diffidenza che gli europei provano verso i sistemi di riconoscimento, in particolar modo verso quello basato sull'iride, il quale ha già scatenato la fantasia di tanti sceneggiatori hollywoodiani (da "Mission Impossible" a "Minority Report", fino all'ultimo "007"). Secondo Giulio Camagni, consigliere della Assintel (Associazione Nazionale Imprese Servizi Informatica Telematica Robotica Eidomatica) «per quanto riguarda il problema della privacy, è molto importante distinguere due momenti: quando si registrano i dati biometrici e quando invece si registrano i codici identificativi, i cosiddetti template, ottenuti dal dato biometrico. Nel primo caso, infatti, è indispensabile l'intervento del garante della privacy in quanto la registrazione del dato biometrico è soggetta a strette regole per non infrangere la privacy. Altra cosa, invece, è registrare semplicemente il template, ossia non il dato biometrico in sé ma un codice identificativo del soggetto, più riservato del codice fiscale, visto che non rende nota l'età del soggetto».

Non c'è nessun rischio, invece, assicurano gli addetti ai lavori, per la salute di chi viene sottoposto agli scan oculari: «Non si usano flash, luci violente o laser, ma solo comuni raggi infrarossi come quelli dei telecomandi delle televisioni», spiegano alla Iridian Technologies.

E se viso, impronte digitali e iride non bastassero, il nostro corpo offre alla biometria altri dati d'identificazione: la voce, gli atteggiamenti, le movenze e i gesti quotidiani diverranno altrettante chiavi per accedere al nostro io, grazie ai sistemi dotati di reti neurali, in grado cioè di apprendere nel tempo determinate peculiarità nel modo di fare degli individui. Restano poi il Dna e l'acidità della pelle, non ancora utilizzati su larga scala perché troppo difficili da ottenere in tempi brevi.

La strada, però, è quella dei sistemi incrociati: utilizzando i diversi strumenti immediati di cui si è parlato i margini di errore si avvicineranno allo zero entro pochissimi anni. Spiega Tim Corcoran, senior systems engineer alla Northrop Grumman: «Un sistema biometrico multiplo è un sistema in grado di utilizzare il core biometrico di più tecnologie per effettuare l'autenticazione di un utente».

Questi sistemi diventeranno sempre più frequenti, soprattutto nel settore pubblico. Prova ne sia che l'aeroporto giapponese di Narita ha annunciato un piano per l'utilizzazione incrociata del riconoscimento facciale e dell'iride, mentre l'esercito americano sta raccogliendo i dati dell'iride, delle impronte, del volto e della voce dei prigionieri afghani e arabi detenuti nella base di Guantanamo Bay a Cuba. Questo per creare un dossier biometrico contenente vari parametri che permettano un riconoscimento certo su singoli o multipli dati biometrici.

Ma la biometria può avere anche applicazione leggere e sposarsi con la più inutile gadgettistica elettronica di consumo. Negli Usa, la Wearable Computing ha sviluppato un congegno di identificazione personale con una microcamera inserita negli occhiali da sole che, legata a un mini pc e a un nanomicrofono, ci suggerirà diversi dati sulla persona che abbiamo di fronte. Così, per esempio, a una festa, incontrando un tizio che ci saluta calorosamente, ma di cui non ci ricordiamo neppure il nome, potremo rispondere con assoluta sicurezza: «Carissimo Mario, ti trovo benissimo, non dimostri affatto i 52 anni che hai compiuto giusto un mese fa! Ti sei ripreso dall'incidente di moto che hai avuto il 7 febbraio scorso alle 8 del mattino in via Cavour? E come stanno i tuoi due figli Vittoria e Martino, di 6 e 9 anni? Mi raccomando, tanti auguri per dopodomani, che è il tuo anniversario di matrimonio...».